Pd; Necessario riconnettersi con la Calabria
Questi alcuni passaggi del mio intervento all’Assemblea provinciale del Pd di Cosenza
“Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti” questa è la celeberrima battura di Nanni Moretti in Palombella Rossa- Parafrasando quel film, si potrebbe oggi iniziare l’analisi della situazione politica in Calabria partendo dai numeri, perché, appunto i numeri sono importanti. E i numeri spiegano meglio delle parole
Il centrosinistra in Calabria in meno di due anni ha rimediato due sconfitte terrificanti. I numeri: nel gennaio 2020 il centrodestra ha prevalso sul centrosinistra con 205 mila voti in più (25 punti percentuali di distacco). Nell’ottobre 2021 la distanza è salita a 212 mila (i voti del centrodestra sono stati quasi il doppio di quelli del centrosinistra e i punti percentuali di distacco 27).
Una doppia catastrofe. Che non lascia intravedere nulla di buono anche per il futuro nemmeno dopo le vittorie alle comunali di Cosenza e di Siderno. Con i numeri delle regionali alle prossime imminenti elezioni politiche il centrosinistra (anche in alleanza con il M5S) perderebbe tutti i collegi uninominali alla Camera e al Senato. Nel 2018 il M5S da solo ne conquistò 19.
Ecco perché fin da subito occorre mettere in piedi una azione politica che, come si sarebbe detto un tempo, riconnetta il PD con i calabresi.
Il fatto che si sia deciso di terminare la stagione commissariale è un primo passo. Che tale stagione sia stata fallimentare è la semplice verità. Purtuttavia il punto è su quale linea fare il congresso.
Disfare e assemblare gruppi dirigenti, magari imbellettandoli con qualche cooptazione, solo al fine di dividersi i pochi posti in Parlamento (nella lista proporzionale bloccata) che questi numeri possono garantire sarebbe perpetrare un enorme suicidio di massa.
Occorre definire quindi una linea chiara. Partire da cosa non ha funzionato è sempre utile. Suggerisco di iniziare da una vera e proprio sostituzione di alleanze tra sigle (alle regionali si è costruita una pseudo coalizione in vitro composta da sette liste di cui solo due hanno superato lo sbarramento e di cui tre non hanno nemmeno superato l’1%) con un’alleanza di popolo.
Mesi fa abbiamo perduto due blocchi importanti: coloro che si sono rifugiati nell’astensione e coloro che hanno votato per De Magistris. Mentre il primo fenomeno comporta una riflessione che dovrebbe occupare e preoccupare tutte le forze politiche, il secondo riguarda prevalentemente il centrosinistra. Con quel popolo vasto noi dobbiamo riannodare i fili di una interlocuzione che possa tramutarsi in una nuova fiducia e in un nuovo patto di rappresentanza. Deve essere un’azione rivolta agli elettori, anche se occorre dire che pronunciare fatwe contro quei dirigenti che hanno scelto quella opzione, rinunciando a capire le ragioni di ognuno, equivale a perpetrare errori.
Per riconquistare quel popolo occorre avere una radicalità nell’azione con la quale deve svolgersi l’opposizione a questo governo regionale nei confronti del quale rinvengo troppe aperture di credito anche da parte nostra. Radicalità e riformismo possono e devono contemperarsi.
Ho sentito dire da alcuni dirigenti che “Occhiuto si tenga lontano da Meloni e Salvini”, come il problema della Calabria fossero solo i due leader della destra e non anche la linea del presidente della giunta. Errore grossolano. La giunta che è stata composta la dice lunga sulla cifra di quello che saranno i prossimi cinque anni: gestione del potere senza qualità. Del resto noi a Cosenza sappiamo cosa soso stati i dieci anni a guida Occhiuto.
E poi, far passare come rivoluzionaria e strumento di nuova moralità l’affidamento del personale regionale ad un ente che è la quintessenza della lottizzazione politica e partitica mi sembra sia una vera e propria sciocchezza.
Infine mi sia consentito di fare un paio di osservazioni su Cosenza che si tengono con il discorso più generale. Quelle più approfondite le faremo nelle assemblee cittadine. Auguri alla delegazione in consiglio e in giunta del PD. A loro soprattutto il compito di marcare la linea della discontinuità che fin da subito occorre portare avanti. Non sarà un compito semplice visto, che ho letto, che in giunta siedono con 4 assessori che hanno condiviso le scelte dell’ex sindaco negli ultimi dieci anni.
E poi una postilla sulla politica delle cosiddette alleanze. In una realtà in cui la tradizione socialista è in gran parte iscritta al PD si è deciso di concedere la carica di sindaco ad una sigla differente dal Pd che in Calabria ha meno dell’1 per cento e Cosenza ha totalizzato meno della somma delle preferenze dei due primi eletti della nostra lista. Siamo sicuri che questa sia la strada migliore per invogliare gli elettori che hanno una storia socialista ad iscriversi al nostro partito?
Come vedete c’è molto da ragionare, da analizzare e da fare. Occorre che ognuno di noi si rimbocchi le maniche. Buon lavoro a tutti.