Regioni; la Calabria ha sforato il patto di stabilità. Le conseguenze saranno gravi
Mentre i dirigenti del PD continuano a litigare, la Calabria va a fondo. Sempre di più.
E’ ormai noto infatti che, nonostante le dichiarazioni in senso contrario e tranquillizzanti dell’assessore al bilancio Dementrio Naccari Carlizzi (le ultime proprio nel corso della seduta del consiglio regionale del 30 dicembre), la giunta regionale ha sforato il patto di stabilità. Ciò significa che la regione non ha rispettato i parametri finanziari e di bilancio fissati dal Parlamento e non ha approvato entro il termine del 31 dicembre la legge di bilancio.
Il fallimento è grave e le sue conseguenze devastanti.
Non rispettare il patto di stabilità significa, infatti, vedere bloccato ogni tipo di investimento strutturale anche quelli programmati e tanto enfatizzati dall’onorevole Loiero ; vuol dire non poter provvedere alle stabilizzazioni di centinaia di precari della pubblica amministrazione tante volte (sempre inutilmente) promesse dall’esecutivo e dalla sua maggioranza; corrisponde a non poter pagare i mandati ai creditori (istituzioni pubbliche, imprese privati e cittadini); equivale ad aumentare il debito regionale che potrà essere ripianato unicamente imponendo ai calabresi una maggiore pressione fiscale e quindi aumentando tasse e tributi.
Insomma un vero disastro. Il cui conto salato sarà tutto sulle spalle dei calabresi.
Qualcuno, tentando di minimizzare la portata deflagrante della situazione attuale, potrà obiettare che già in passato era successo che il bilancio regionale non fosse approvato nei tempi e con le modalità previste dalla legge nazionale.
E, però, una situazione così grave con effetti così negativi, mai, nella storia quarantennale del regionalismo italiano, si era verificata.
Non è improbabile che la Calabria per il mancato rispetto del patto di stabilità riceva sanzioni pesanti dalle istituzioni comunitarie, nazionali e dalla magistratura non solo contabile.
E, purtroppo, non è soltanto una questioni di freddi numeri e di conti che non tornano.
E’ molto di più.
Lo sforamento del patto di stabilità, infatti, implica una frattura profonda con i doveri di trasparenza e legalità ai quali ogni amministratore e ogni istituzione, ancora di più nel Mezzogiorno, dovrebbe ispirare la propria azione di governo della cosa pubblica.
In Calabria, invece, siamo all’anno zero.
Basti pensare che su impulso della giunta, gli uffici hanno avviato un’interlocuzione con i creditori per accertare l’entità esatta della somma da loro vantata nei confronti della regione, perché (è incredibile a dirsi ma è la verità) la massima istituzione regionale non conosce nemmeno a quanto ammonti il proprio debito.
Se la situazione non fosse così tragica, ci sarebbe da ridere.
Ma purtroppo il fallimento non si ferma qui.
Perché non contenti di tanti e tali danni i dirigenti del PD si producono in uno sconfortante e avvilente teatrino nel quale divisi in fazioni si scontrano, gli uni contro gli altri armati, nel tentativo di scaraventare, gli uni sugli altri, le pesanti responsabilità della crisi profonda in cui hanno fatto finire la nostra amata Calabria.
Quando è invece evidente, proprio a tutti, come sta a dimostrare anche questa grave vicenda, che la responsabilità è di tutto il PD indistintamente.
E proprio da questo fallimento, che ha messo in ginocchio la nostra regione, che parte la sfida di Giuseppe Scopelliti e del PDL per una nuova stagione della Calabria.
L’ambizione è quella di ridare autorevolezza alla Regione, che oggi è percepita come una istituzione priva di ogni credibilità. Iniziando dall’affermare il rispetto ferreo delle regole e della trasparenza non più solamente predicato attraverso vacui proclami e vuoti slogan, ma al contrario praticato con comportamenti seri e intransigenti.
Iniziando dal garantire il pagamento in tempi rapidi a cittadini, imprese e istituzioni di ogni credito certo vantato.
E, più in generale, dall’osservanza delle leggi di bilancio che in questi anni sono state calpestate.