Nave veleni; il Governo ha fatto il suo dovere
Questo intervento di Giacomo Mancini è stato pubblicato in prima pagina sul Quotidiano della Calabria di oggi.
A conclusione del suo fondo domenicale Matteo Cosenza si è chiesto se, dopo le tranquillizzanti relazioni scientifiche prodotte dal Ministro Prestigiacomo, il caso della cosiddetta nave di veleni si possa ritenere definitivamente chiuso, oppure, se al contrario, quella proposta dal ministero e supportata dalla procura nazionale antimafia, sia solo una verità di comodo che invece nasconde l’ennesima trama dell’ennesimo mistero di Italia.
A rischio di deluderlo una seconda volta (la prima è stata quando ho imboccato una linea differente rispetto a quella che il direttore asserisce avrebbe seguito, fosse stato ancora in vita, mio nonno) e, però, avendo guadagnato le credenziali di esser stato tra i primi (e di questo, bontà sua il Direttore mi da merito) ad aver detto, fin da subito, che la vicenda assomigliava molto ad una bufala enorme, mi sento di dire che si il caso è chiuso.
E si è chiuso anche in tempi rapidi.
In soli 47 giorni (in Calabria ne passano come minimo 90 per eseguire una tac) il Governo ha rintracciato una nave con personale qualificato e con strumentazioni all’avanguardia, l’ha inviata a largo di Cetraro, grazie al lavoro dei ricercatori dell’ISPRA ha scoperto che il relitto a 500 metri di profondità non era la Cunsky (come invece sosteneva il pentito) che è stata dimessa nel porto indiano di Alang nel 1992, ma il piroscafo passeggeri Catania (il nome è ancora leggibile sullo scafo), lì affondato nel 1917 durante la prima guerra mondiale, ha svolto rilievi e campionature sul mare e infine ha verificato che l’acqua di quel tratto di costa non è in alcun modo né radioattiva , né contaminata.
Insomma, il Governo ha fatto, per intero, il suo dovere: ha risposto alle richieste che provenivano dalle genti di Calabria per sapere presto e sino in fondo la verità. E, caso più unico che raro, ha prodotto questo impegno senza poter contare sulla collaborazione costruttiva e leale del governo regionale che anzi, attraverso il suo assessore all’ambiente lo ha quotidianamente ricoperto di pesanti critiche e astiose invettive, arrivando anche a mostrarsi contrariato nel momento in cui i calabresi festeggiavano per aver scampato il pericolo di essere bagnati da un mare radioattivo.
Ed proprio per questo che nel mentre, a mio giudizio, è possibile ritenere chiuso il caso, è oltremodo doveroso passare a svelare ed a punire le responsabilità di chi ha strumentalmente alimentato l’allarmismo che ha messo in ginocchio la già debole economia calabrese.
E’ infatti sacrosanto diritto dei calabresi conoscere il motivo per il quale i rappresentanti del governo regionale hanno seguito una condotta che ha finito per ledere gli interessi della Calabria, compromettendo la nostra immagine agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e straniera.
E su questo punto fondamentale non passa inosservato il fragoroso silenzio dell’onorevole Loiero e quello del sempre ciarliero assessore all’ambiente. Quest’ultimo, in particolare, ha il dovere di spiegare se e come il suo interesse imprenditoriale nella Nautilus (società cooperativa che offre servizi pel l’oceanografia) si sia sovrapposto alla sua funzione di responsabile regionale di quello stesso settore, e se e come abbia influenzato il suo approccio alla vicenda e la sua condotta di amministratore regionale
Infine la imponente mobilitazione che si è registrata anche grazie all’iniziativa del Quotidiano della Calabria e che fornito l’ennesima dimostrazione di quanto sia viva e vitale l’opinione pubblica calabrese, merita di rimanere protagonista nel dibattito sul presente e sul futuro della Calabria.
Con questo numero importante di cittadini, chi si candida a rappresentare una nuova stagione di governo deve impegnarsi in maniera formale a non barattare mai il proprio interesse di parte a discapito di quello generale della Calabria.
Infatti lo scontro politico, anche il più violento, deve avere un limite invalicabile. Per tutti. Un limite che non è concesso a nessuno di oltrepassare: quello di ledere gli interessi della nostra terra e di pregiudicare il nostro futuro. In questa vicenda, questo limite è stato superato.
Non deve accadere mai più.
leggi l’ intervento su Il Quotidiano della Calabria
leggi cosa aveva scritto Matteo Cosenza
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