Teatro, centenario Rendano: Cosenza merita di più
I cento anni del Teatro Rendano, una delle più prestigiose istituzioni culturali della città, meritavano ben altro tipo di celebrazione rispetto a quella proposta dall’attuale amministrazione comunale.
Un cartellone composto unicamente da i Pagliacci e la Lucia di Lammermoor non è adeguato a Cosenza, non è rispettoso della sua tradizione, non è consono alla celebrazione del centenario del nostro Teatro- così Giacomo Mancini.
Assomiglia, invece, al surrogato, che, veniva venduto, quando ero bambino, nei mercatini periferici al posto del cioccolato, che era considerato troppo caro e troppo raffinato.
Purtroppo, come i cosentini sanno bene, questa amministrazione si è specializzata in surrogati. Anche nell’offerta culturale :il festival delle Invasioni, San Giuseppe rock, la Casa delle Culture, la lirica.
Eppure– ha continuato Mancini- in tanti ricordano con rimpianto quando, solo alcuni anni fa, il Rendano risplendeva. Dall’inizio di ottobre fino a metà dicembre il Teatro veniva riservato esclusivamente alla lirica, ogni altra manifestazione pubblica veniva dirottata altrove. Sulla facciata veniva calato un telo che esibiva il cartellone, che peraltro era stato già annunciato alla stampa nazionale in una conferenza che si svolgeva al Castello Svevo, a tempo debito, ossia all’inizio dell’estate.
Cosenza non ospitava, come accade oggi, qualche compagnia di ventura, utile soltanto a rabberciare qualche spettacolo di secondo ordine raccogliticcio e improvvisato. Il Teatro diventava un centro di alta produzione. Capitava che una o più opere liriche venivano prodotte dal teatro stesso, coinvolgendo la Philarmonia Mediterranea, ossia i musicisti della città, ma anche la sartoria, le maestranze, i tecnici interni ed esterni.
Frequentare in quei giorni il Rendano– ha proseguito Mancini- era un piacere: si incontravano artisti di livello internazionale, si poteva osservarli durante le prove, si poteva apprendere e ammirare la loro professionalità e il loro talento.
E i risultati si vedevano: le opere realizzate a Cosenza vincevano premi internazionali, le maggiori riviste del settore scendevano a Cosenza a realizzare speciali sulla nostra stagione lirica.
E non mancavano le manifestazioni che, allora venivano considerate di contorno, come il premio internazionale Giacomantonio, che ha fatto conoscere e ha premiato giovani virtuosi dello strumento musicale a livello mondiale.
Il teatro era luogo di ritrovo dell’intellighenzia. Era sede di un mensile chiamato, appunto, Teatro Rendano, che produceva dibattito e pensiero, non era un foglio propagandistico ma, testimoniando lo spirito liberale degli amministratori dell’epoca, rivolgeva anche critiche agli stessi spettacoli realizzati dal teatro.
Ricordo quegli anni, senza voler enfatizzare nulla, ma con la volontà di chiamare a raccolta i protagonisti di allora insieme ai talenti che lì si sono formati e che inondavano con la loro passione il centro storico e alle energie che vogliono che si animi il Rendano.
E dico a tutti loro: è arrivato il momento di ripartire, di ricominciare insieme a lavorare per Cosenza.
Quest’anno, come è consuetudine da quando si è insediata questa amministrazione, in tanti si organizzeranno per andare al Politeama di Catanzaro per assistere a spettacoli di buon livello.
Ma deve essere l’ultimo anno– ha concluso Mancini- Deve essere l’ultima volta che per non evidenziare i tanti spazi vuoti con un giro di telefonate gli amici vengono pregati di accomodarsi gratis in platea.
Cosenza e il Rendano meritano di meglio.
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