Sono otto anni che non c’è più mio nonno
Ammiro la serenità di chi va al cimitero con frequenza a trovare i propri cari. Ho alcuni amici, qualcuno anche giovane, che ogni domenica mattina prima di sedersi a tavola con i propri familiari si recano a Colle Mussano e depongono un fiore sulla tomba di chi non c’è più. Apprezzo molto questo loro atteggiamento. Forse è frutto di un equilibrio interiore che probabilmente a me manca. Sarà per le ferite profonde che porto dentro di me. Ho trascorso tante ore a struggermi fissando la lapide di mia mamma a Bologna. E mi si raggela il sangue quelle poche volte che entrando nella cappella di Cosenza e alzando gli occhi, incrocio il nome del mio figlioletto. E’ per questo che alla visita alla loro tomba preferisco intrattenermi con i ricordi dei miei cari che in tanti momenti delle mie giornate mi fanno compagnia e mi danno conforto. Questa mattina, però, sono andato al cimitero a deporre un mazzo di garofani rossi sulla tomba di mio nonno. Oggi sono otto anni che non c’è più. E proprio questa mattina il banconista del bar dove spesso faccio colazione e con il quale solitamente scherzo commentando i risultati delle partiti di calcio, mi ha sussurrato con uno sguardo triste “è il mio compleanno e vi prego di portare un pensiero affettuoso a vostro nonno”. Sono tante, tantissime le persone che intersecano i ricordi della propria vita con quelli della sua. E’ la dimostrazione più evidente, e anche più bella, che il suo ricordo è profondamente vivo nella sua comunità. Mio nonno andava al cimitero. Non con frequenza metodica, ma certamente con una grande serenità di animo. Lo faceva da ateo e con spirito laico. Soffermandosi sui nomi scritti sulle tombe e sulle lapidi ricordava ad alta voce fatti della vita delle persone che non c’erano più e con loro della storia di Cosenza. Mi sono intrattenuto di fronte alla sua tomba, ancora troppo spoglia e ancora troppo disadorna, ricordando di quando mi fermavo, tenendogli la mano, nello stesso posto insieme a lui quando guardava i nomi dei suoi amati genitori. Ed ogni volta era un racconto di un episodio di tempi lontani. E poi pochi passi più giù un saluto a Paolo Cappello, il martire socialista. Oggi ha scritto di lui un bel ricordo mio padre, rievocando l’ingiusta e dolorosa persecuzione giudiziaria di cui è stato vittima. La Fondazione a lui intitolata per l’occasione ha realizzato uno splendido filmato ed una bella brochure. Per quanto mi riguarda mi riscaldo con i miei ricordi di nipote di un nonno splendido che tanto è stato importante e presente nella mia vita. Con l’impegno di lavorare fin da subito per organizzare per il decimo anniversario un grande evento culturale in cui sia coinvolto il fior fiore del mondo politico e accademico non solo italiano.
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