Cosenza, Perugini ha cancellato la cultura in città
Questo intervento di Giacomo Mancini è stato pubblicato dal Quotidiano della Calabria
Il commento di Massimo Clausi sui finanziamenti in materia di cultura e spettacolo erogati recentemente dalla Regione pone giustamente l’accento non su quel poco che questa amministrazione è stata capace di ottenere per Cosenza, ma su quel tanto che si è lasciato cadere.
Certo, questi amministratori versano in tale stato confusionale che ormai, anche quando vedono la sera i lampioni accendersi, gridano al miracolo! Pur tuttavia, piuttosto che compiacersi per le briciole ottenute da una Regione che continua nel deprecabile sistema dei finanziamenti a pioggia, bisognerebbe battersi il petto per i tanti fondi sprecati, cui corrispondono altrettante opportunità sottratte ai cittadini di Cosenza.
Giustamente l’articolista pone in rilievo quanto più consistenti siano stati i fondi conquistati, in tema di cultura, dai comuni di Catanzaro e Reggio Calabria, e persino dal comune di Diamante.
Ma, questa volta, non si tratta solo di favoritismi attribuibili alla Regione: è che il Comune di Cosenza ha del tutto rinunciato a chiedere il sostegno per la stagione lirica, come per le attività del teatro Morelli, come per quelle del cinema Italia.
L’amministrazione tenta di difendersi facendo presente che il Comune poteva presentare un solo progetto da finanziare. Ma proprio qui sta il punto.
Se, invece di accentrare tutte le strutture culturali cittadine nella mani di un’unica persona, si fossero coinvolti i tanti soggetti che possiedono i talenti per vivacizzare la vita culturale cosentina, e che invece vengono frustrati ed emarginati, questo non sarebbe successo.
Se, per esempio, la Festa delle Invasioni fosse stata lasciata ai suoi inventori e organizzatori (e non fosse stata derubricata a copia sbiadita di altre manifestazioni organizzate dai comuni del’area urbana), se il teatro Morelli fosse stato affidato a Max Mazzotta che aveva presentato un’interessante proposta di gestione, il Comune avrebbe potuto presentare in prima persona soltanto la stagione lirica, come sarebbe stato naturale, ed altri progetti, coordinati col Comune ma autonomi, sarebbero stati presentati e finanziati, nell’interesse generale della città.
Quell’interesse, però, è cosa che gli attuali amministratori non sanno né definire né praticare.
Hanno preferito fare deperire e degradare la Casa delle Culture, perché la ritenevano troppo legata all’azione e al genio organizzativo del Sindaco del quale, sistematicamente, cercano di cancellare ogni traccia.
Ed è per loro del tutto indifferente che, con questo, cancellino anche quanto di buono e di vitale sopravviva nella città. Così è stato abbandonato il progetto della Casa della Musica; si è perso per strada il Planetario, che avrebbe fatto convergere su Cosenza attenzioni scientifiche e del turismo scolastico; rimane chiuso il Sant’Agostino col Museo Bruzio; si riconsegna all’oblio e alle ragnatele, dopo la ristrutturazione degli anni 90, il cinema Italia.
E si badi, non è questione che riguarda l’effimero, il superfluo.
Ricordo quando accompagnavo mio nonno al teatro Rendano, quando egli era sindaco di Cosenza. Nel raggiungere, col suo passo lento dovuto agli acciacchi, il suo solito posto in terza fila, guardava compiaciuto tutta la gente che c’era, e mi faceva notare come c’erano sia le signore in pelliccia ed ingioiellate, ma anche i giovani in blue jeans, gli impiegati e persino persone delle classi sociali disagiate.
Ed egli mi diceva: a questo serve il teatro, ad istruire la gente, a far crescere il senso della comunità. Eppure tutti stavano al loro posto, tutti conservavano il rispetto per la cultura, per la sacralità del teatro.
Ecco: quello che non si capisce è che i soldi negligentemente perduti delle attività culturali sono soldi sottratti alla crescita della città, alla qualità della sua vita, alla sua capacità di immaginare e progettare un futuro migliore.
Giacomo Mancini
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