ELEZIONI; UN PASSO ALLA VOLTA
E finita così: le regioni piccole vanno al centrodestra (Liguria e Marche). Quelle più importanti e popolose al centro sinistra (Toscana, Campania, Puglia). Con l’eccezione del Veneto, dove il trionfo di Zaia (la cui lista personale si avvicina al 50%) andrebbe studiato con grande attenzione –così Giacomo Mancini ha commentato il voto di fine settembre.
Tre a tre il conto dei governatori. Ma per Salvini e Meloni è quasi una sconfitta. La Lega è in discesa e al sud non esiste quasi più. Fratelli di Italia aumenta, ma non tanto da sopperire alla difficoltà degli alleati trai quali Forza Italia è quasi scomparsa.
Per il centro sinistra è invece una vittoria. Anzi sarebbe meglio dire (stante l’irrilevanza delle altre formazioni che hanno velleità nazionali) che la vittoria è per Il Partito democratico e per il suo leader Nicola Zingaretti (complimenti!), che adesso ha più forza per imprimere al governo una svolta convintamente riformista ed europeista.
Purtuttavia (detto poi del disastro del M5S che perde esce male quando corre da solo che quando è parte di un’alleanza) le vittorie (e le sconfitte) sono anche figlie di logiche territoriali. Dove ci sono leadership forti, e classi dirigenti fattive, il centrosinistra mette in campo una coalizione forte, più ampia dei propri confini tradizionali e si impone. Dove tutto ciò manca, diventa difficile.
E penso – ha concluso Mancini – che questo dato emergerà ancora di più oggi con i risultati delle comunali.